Intervista roberto bonzio

LegnanoCoworking intervista Roberto Bonzio. E stasera lo conosciamo di persona!

legnanocoworking Intervista roberto bonzio.
Questa sera, 27 giugno 2018, nella Sala Eventi del nostro Cowo® saranno presenti alcuni ospiti importanti, nell’ambito della serata Ceo – Cool Executive Only.

Nell’impossibilità di presentarveli tutti nel dettaglio – non avete idea di come siano ultraimpegnati! – vi anticipiamo una intervista con Roberto Bonzio, che parlerà alle 21:20.

Roberto ha una biografia romanzesca e pionieristica tanto quanto quelle che racconta nei suoi straordinari eventi, e chi sarà con noi questa sera avrà il privilegio di conoscere la sua carica comunicativa unica.

In attesa di goderci quel momento, abbiamo pensato di intervistarlo, su quel che fa lui, su come fare impresa oggi e anche sull’attività del Coworking, che oggi ha permesso di incontrarci.

Grazie Roberto per la tua gentile disponibilità!

LEGNANOCOWORKING – Roberto, conosciamo “di fama” il tuo lavoro con Italiani di Frontiera e  Silicon Valley, ti seguiamo e apprezziamo la tua attività.
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Ci puoi riassumere il percorso professionale che ti ha portato ad esplorare temi così interessanti?
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ROBERTO BONZIO – Beh il motore è stata la curiosità. E forse un pizzico di inquietudine mai sopita da decenni di lavoro in redazione.
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Dieci anni fa decido di trascorrere sei mesi con famiglia in California, investendo sul futuro dei figli. L’esperienza, preziosa per loro, diventa addirittura travolgente per me, che torno profondamente cambiato.

Curiosità, inquietudine, informalità… quello che nella routine di redazione era considerato un mio handicap, mi bollava come personaggio “eccentrico”, diventa il perno di un nuovo percorso.
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Perché andando a conoscere gli italiani di Silicon Valley, catturo storie e soprattutto percorsi incrociati, fra interviste e personaggi di ieri e di oggi, che finiscono col definire non solo i segreti del talento italiano ma aiutano pure a capire il paradosso di un Paese che sforna talenti in grandi quantità e spesso lo mortifica, costringendo molti a realizzarsi altrove.
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Di nuovo, sono mie caratteristiche personali, la passione per il racconto ma pure per la musica e il cinema a segnare un percorso inaspettato: raccontare dal vivo con immagini e musica, oltre che scrivere.
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Ultimo ingrediente, la voglia inesauribile di incrociare e far conoscere fra loro persone speciali…  ed ecco Italiani di Frontiera.
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LEGNANOCOWORKING – La serata CEO che si terrà a LegnanoCoworking oggi  27 giugno propone talenti emergenti nel mondo del business e dell’impresa.
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Quali sono, a tuo parere, le doti che deve avere un imprenditore oggi, per riuscire?
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ROBERTO BONZIO – Io non ho ricette ma credo di aver imparato molto da decine di incontri, alcuni con personaggi storici.
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Non sto a parlare di determinazione, grinta, perseveranza che sono ingredienti di base. Certo ho capito che per lanciare un’impresa,  l’idea iniziale è solo un piccolo tassello, a volte sopravvalutato.
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Contano molto più le persone. Dunque con un’idea ottima ma senza la squadra giusta non si va da nessuna parte. E conta ovviamente la testa. Non parlo solo di intelligenza ma di capacità di guardarsi attorno, recepire suggerimenti e critiche che possono far arrivare a un prodotto di successo magari molto diverso dall’idea iniziale.
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Per questo i venture capital non investono sull’idea ma sulle persone, su chi si dimostra capace di avere questa flessibilità, l’umiltà di cambiare costantemente in corsa adattandosi a situazioni nuove.
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Oggi più che mai indispensabile, in tempi di Industry 4.0, in cui si abusa di parole come “innovazione”, “contaminazione”, che per me significano di nuovo curiosità.
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Perché lo spunto giusto per modificare la rotta viene spesso da persone o da campi completamente diversi dal proprio. Che proprio non può cogliere chi corre concentrato solo sulla propria strada, col paraocchi.
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LEGNANOCOWORKING – Noi qui ci confrontiamo con il tema del lavoro in ambiente collaborativo – questo è per noi il Coworking.
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Da conoscitore di quel laboratorio di innovazione che sono la Baia di San Francisco e  Silicon Valley (che tra le altre cose ha inventato anche il Coworking), com’è vissuto oggi questo approccio laggiù?
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E tu hai avuto modo di utilizzare gli spazi di Coworking? Qual è la tua opinione?
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ROBERTO BONZIO – Di Coworking ne ho frequentati parecchi, con incontri interessanti, in Italia e in California. anche se non li ho mai utilizzati come base per il mio lavoro.
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Credo che il concetto di collaborazione sia molto diverso negli Usa, più radicato che in Italia, dove molti imprenditori considerano i propri vicini i principali avversari.
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Per questo ho grande ammirazione, per Coworking come il vostro, che ribaltano una consuetudine italiana alla rivalità esasperata..
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Il West era una frontiera spietata ma se una casa andava a fuoco solo la catena di vicini a passare i secchi d’acqua poteva tentare di salvarla. Dunque c’è una propensione culturale a combinare competizione e collaborazione.
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Questo vale anche nel campo delle idee: in Italia c’è spesso l’ossessione di non condividerle per timore che vangano rubate (cosa che succede, non solo in Italia).
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Ma senza confrontarsi, mettere in discussione il proprio progetto per raccogliere suggerimenti e critiche non si può crescere.
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LEGNANOCOWORKING – Infine, arriviamo all’interessantissimo tema del tuo ultimo lavoro: Perché “dobbiamo tutto agli hippie”?
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ROBERTO BONZIO – Da qualche mese giriamo l’Italia con questo spettacolo teatrale, “Dobbiamo tutto agli Hippie. alle radici della New Economy” che ho scritto e interpretato, per la regia di Alessio Mazzolotti e con a fianco sul palco il dj Luca Presence Carini con una fantastica scelta musicale live.
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Lo considero un’evoluzione naturale di Italiani di Frontiera, di cui sviluppa con nuove suggestioni un tema ancora poco conosciuto: la rivoluzione tecnologica che sta cambiando radicalmente le nostre vite è figlia di una rivoluzione culturale.
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Perché i pionieri dell’hi tech negli anni Sessanta non lavoravano alla realizzazione di apparecchi più efficienti, cercavano di perseguire con quelle macchine i valori delle controcultura che ha partorito l’utopia del movimento hippie: allargare la coscienza, collaborare, immaginare un mondo nuovo.
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Nello spettacolo parto da Woodstock… e arrivo a personaggi come Adriano Olivetti, Maria Montessori e Federico Faggin, padre del microchip e del touch (che grazie a una fortunata coincidenza era in sala a Vicenza alla prima dello spettacolo, che alla fine ha elogiato sul palco, commuovendomi), per ricordare che ieri come oggi sono i visionari, quanti sanno inseguire sogni che sembrano impossibili a cambiare davvero il mondo.
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Ieri come oggi ne abbiamo un disperato bisogno. Per questo, in tempi in cui si aggrega e crea consenso sulle paure, sulla rivalità, sul proteggersi dai cambiamenti dobbiamo più che mai impegnarci a costruire ponti, non muri.
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